martedì 5 aprile 2016

Bang! Scacchiera!

 Gerrit Rietveld - Casa Schröder 

Parliamo del XX secolo, appena finita la Prima Guerra Mondiale, quando l'intero territorio era pervaso da una devastazione imponente su tutti i fronti. Per questo, di riflesso, si accelerò lo sviluppo industriale e di conseguenza ci fu un accrescimento della popolazione urbana. A causa di questo mutamento la città non rispondeva più alle esigenze della comunità, ecco che allora assume nuovamente un ruolo importante la figura dell'urbanista e dell'architetto, al quale è assegnato il compito di riorganizzare il territorio costruendo una nuova città moderna. Essa, però, doveva rispondere a delle caratteristiche ben precise, ad esempio doveva sfruttare al meglio tutto il suolo, doveva usare le nuove tecnologie industriali ed ispirarsi al modello di prefabbricazione in serie. Inoltre, adesso, assumeva un ruolo educativo nei confronti della società. Ecco perché nascono diversi movimenti, sia politici che artistici, caratterizzati tutti dalla desinenza "ismo" e aventi alcuni caratteri unitari.
Neoplasticismo: il termine fu introdotto da Mondriaan, ove per plasticismo intendeva linguaggio, ovvero una nuova forma. Di questo se ne parla in modo approfondito nella rivista "De Stijl" (1917-28) di Theo Van Doesburg e Pieter Mondriaan appunto. Essi descrivono il nuovo modo d'intendere l'architettura. Per loro la realtà non doveva essere più rappresentata in modo dettagliato e non doveva nemmeno suscitare più alcuna emozione, ma doveva essere rappresentata nella sua essenza primordiale, quindi attraverso concetti astratti. I colori utilizzabili potevano essere solo i primari, gli unici essenziali. Le architetture dovevano essere dinamiche, non più volumi chiusi. Dovevano essere smontabili, infatti si dovevano ispirare proprio alle tecnologie industriali, dovevano poter essere riprodotti in serie. L'architetto che riesce ad esprimere al meglio queste teorie nelle sue opere (sia architettoniche che di design) è Gerrit Rietveld.
                                                       
 Casa Schröder - G. Rietveld 

Tableau I - Pieter Mondriaan 


Espressionismo: il termine in se significa esprimere, espellere, portare alla luce.
Il movimento nasce in Germania tra il 1905-25, quindi in un periodo molto difficile e in crisi per via della guerra. Questo movimento culturale si manifesta oltre che in pittura ed architettura, anche in letteratura, teatro e cinema, e vuole esprimere dei concetti completamente diversi rispetto al precedente sopra citato. Esso vuole esprimere attraverso le arti, la drammaticità della realtà vissuta in quel periodo in modo soggettivo. Qui i segni e i colori usati sono molto più violenti, indagano su nuove forme plastiche e nuove geometrie derivate dai minerali, come i cristalli. 
L'architetto che espone i concetti espressivi nelle sue opere è Erich Mendelsohn.

 Torre Einstein - E. Mendelsohn


Costruttivismo: il termine fu usato per la prima volta nel 1913 da un critico parlando in relazione ad alcune opere di Tatlin. Il movimento invece nasce in Russia durante la Rivoluzione d’Ottobre (1917-21). Esso si ricollega molto al Cubofuturismo, in quanto le singole tecniche di assemblaggio delle diversi parti costituite da diversi materiali furono già state usate in passato da Picasso. 
Il costruttivismo ha degli aspetti in comune sia col neoplasticismo che con l’espressionismo, infatti da un lato cerca di elaborare una nuova grammatica basata su delle regole sintattiche, mentre dall'altro cerca di mettere in opera tutte le intenzioni rivoluzionarie e i sentimenti devastanti che si provavano allora. Inoltre il suo programma si basa sull'utilizzo della tecnologia e dell’ ingegneria come riferimento per la creazione di nuove forme artistiche che creano la nuova città. Si realizzano architetture simili a grandi macchine, e vengono molto esaltati i materiali di costruzione, come il vetro e il cemento, ma in modo particolare il ferro. Gli architetti che meglio sintetizzano il movimento costruttivista nelle loro opere sono Vladimir Tatlin e Yakov Chernichov.
Monumento alla III Internazionale - V. Tatlin

<<libro Architettura e Modernità - Antonino Saggio - cap. 4>>


SCACCHIERA DI ESEMPIO

La mia scelta ricade su Casa Schröder di Gerrit Rietveld, perché per la sua realizzazione si è ispirato alle idee espresse nel De Stijl, ovvero il movimento a cui aderirono pittori, scultori, mobilieri e architetti, del 1917. Nella rivista omonima venivano descritte le teorie di Van Doesburg che Rietveld mette in pratica proprio nella costruzione di quest’opera, anche grazie al continuo scambio d’idee con la committente, la signora Schröder.



L’opera, realizzata a Utrecht nel 1923-24, tratta di un’abitazione familiare. Si distingue dal contesto in quanto si tratta di un’architettura moderna, composta da piani verticali e orizzontali, assemblati e giustapposti fra loro (a formare pareti esterne e solai). Questa semplicità dettata da forme rigidamente geometriche è anche sottolineata dal non uso di decori, infatti si tratta di una struttura completamente grigia, caratterizzata da degli elementi strutturali colorati dai colori primari. La particolarità di quest’opera è che i singoli pezzi che la compongono (i setti) danno un senso di dinamismo, in quanto qui non si tratta più solo di un involucro chiuso e fine a se stesso, ma di un’architettura che vuole comunicare con l’esterno, con ciò che la circonda. Sono delle pareti che si possono muovere e si possono prolungare fino all'infinito (proprio come descritto nella tesi di Mondriaan), nello spazio appunto.










Casa Schröder - video analitico


Plastico della scacchiera iniziale